[Recensione] Tiger Woods PGA Tour 2011

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  1. <hidan>
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    Tiger Woods PGA Tour 2011



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    Genere:Sportivo
    Produttore:Eletronic Arts
    Sviluppatore:Eletronic Arts
    Lingua:Multi
    Giocatori:Multiplayer
    Data uscita:02 Luglio 2010





    Uno degli sport che maggiormente beneficiano delle nuove tecnologie di rilevazione dei movimenti è sicuramente il golf, che sin dal primo Wii Sports mostrava una perfetta amalgama tra il gameplay ed i nuovi sistemi di controllo. L’avvento del WiiMotionPlus non ha che accentuato questa sinergia e alle console HD non è rimasto che sfruttare la maggiore potenza di calcolo per offrire una simulazione fisica più rigorosa, un comparto online più curato e un impatto grafico sicuramente più convincente. Da questo punto di vista la versione di quest’anno di Tiger Woods PGA Tour 11 dovrebbe rappresentare lo spartiacque tra questi due modi di concepire i videogiochi, essendo stata studiata per supportare i nuovi sistemi di controllo che per motivi commerciali, però, arriveranno nei negozi il prossimo settembre.
    In attesa di sperimentare l’impatto di Playstation Move sul gioco, andiamo assieme a vedere cosa c’è di nuovo in questo Tiger Woods PGA Tour 11.

    Poche nuove, buone nuove
    Storicamente la serie PGA Tour ha sempre mantenuto un livello d’eccellenza, grazie alla rigorosa simulazione dello sport unita ad una collezione di licenze ufficiali (a partire da quella dello stesso Woods) davvero spettacolare. Da questo punto di vista si sottolinea un gran numero di percorsi (Celtic Manor, Whistling Straits, Liberty National, Greenbrier e Predator sono le new entry di quest’anno) e di atleti (Suzann Pettersen, Danny Lee, Boo Weekley e Stephen Ames sono le matricole) ai quali ovviamente potremo aggiungere le nostre creazioni, capaci di “rubare” il nostro volto tramite il Photogameface. La crescita degli atleti sarà legata all’esperienza, elargita in base alla riuscita o no del colpo eseguito. Attraverso una suddivisione dei livelli sbloccheremo nuovi vestiti e mazze, grazie ai quali personalizzare il nostro golfer. Una delle accortezze di questa edizione è quella di delegare il potenziamento delle statistiche alle sole mazze, in modo da lasciare libero il giocatore di vestire il proprio alter ego come gli pare.

    Ammazza che mazza
    Dal punto di vista ludico le due novità principali riguardano la visuale denominata True Aim ed il Focus. La prima è un nuovo modo di approcciarsi alla buca e ci metterà letteralmente nei panni del nostro atleta: questo vuol dire che non avremo la possibilità di vedere dove atterrerà la palla e studiare dall’alto la buca, bensì dovremo intuire la traiettoria e la riuscita del nostro tiro dalla posizione di partenza, studiando la mappa del percorso e sperando di non aver sbagliato i calcoli, esattamente come fa giornalmente lo stesso Tiger Woods. Nonostante questo non vada ad inficiare minimamente la difficoltà del gameplay, permette di immedesimarsi più intensamente nei panni di un vero golfista, sensazione che scommettiamo verrà amplificata qualora dovessimo utilizzare un motion controller per gestire il proprio alter ego.
    Un altro elemento inserito per cercare di limitare “l’abuso” di certi aiuti che Tiger Woods PGA Tour mette a disposizione è il Focus, ovvero una barra che indica la concentrazione del nostro atleta, che può essere impiegata per eseguire colpi particolari, come il drive al 110% della forza, lo spin aggiuntivo in volo o il Putt Preview. Eseguendo una di queste azioni verrà sottratta una porzione di Focus, che dovrà essere riguadagnata eseguendo buoni tiri. In questo modo gli sviluppatori non eliminano elementi tanto utili per uscire da situazioni spinose, ma perlomeno forzano il giocatore a gestire in modo strategico queste risorse.
    L’ultima aggiunta è la Ryder Cup, ovvero la competizione che vede sfidarsi i migliori golfisti europei con quelli statunitensi per vincere l’ambito trofeo. Essa rappresenterà una ventata d’aria fresca e permetterà di guidare la propria fazione verso la vittoria. Alcuni difetti, come l’impossibilità di saltare immediatamente i colpi avversari o la poca brillantezza dell’IA nel gestire l’equilibrio della competizione inficiano un po’ questa novità, comunque gradita.

    Paesaggi incantati
    Dal punto di vista tecnico Tiger Woods PGA Tour 11 si presenta in maniera similare alle edizioni passate, sfoggiando qualche particolare grafico aggiuntivo (come i vestiti sensibili al vento) ed una regia più attenta ai movimenti della pallina, ma nulla in grado di giustificare l’anno di sviluppo intercorso. Stesso discorso per le musiche, piuttosto ritmate ed il commento, sempre calzante, ma davvero poco incline a cogliere eventi “eccezionali” come un putt vincente in Ryder Cup o cose simili.
    Questo, esattamente come per tutto il resto della produzione, è un po’ il cuore della valutazione di quest’anno, ovvero quella di un prodotto che per cura e realizzazione si insedia inevitabilmente e di buon diritto ai vertici del genere, ma che ormai sembra incapace di proporre novità in grado di giustificare un nuovo capitolo. Perlomeno fino all’arrivo di Move.


     
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